Il Gemelli si conferma il miglior ospedale d’Italia, solo 5 italiani nella top 100

Il Policlinico romano si attesta al 38° posto generale cioè nella cerchia dei migliori ospedali internazionali. Sono solo 5 gli ospedali italiani nella top 100 mondiale

Il Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma si conferma per il terzo anno consecutivo il “migliore ospedale d’Italia”, secondo la classifica stilata dal magazine americano Newsweek in collaborazione con Statista Inc. e appena pubblicata. Una conferma di eccellenza che si ritrova anche nella classifica “mondo” dove il Gemelli si attesta al 38° posto generale cioè nella cerchia dei migliori ospedali internazionali. Sono solo 5 gli ospedali italiani nella top 100 mondiale e 13 nella top 250 secondo il ranking stilato da un board di esperti internazionali.

La classifica mondiale di Newsweek: 5 ospedali Usa in top ten

Nell’edizione 2023 dei World’s best hospitals sono stati esaminati oltre 2.300 ospedali di 28 nazioni scelte in base agli standard di vita, alla numerosità della popolazione, al numero di ospedali, all’aspettativa di vita e alla disponibilità di dati. Ogni ospedale viene valutato con un punteggio derivante dal parere di esperti (una survey online tra oltre 80 mila medici, manager ospedalieri, esperti in sanità), dai dati di patient satisfaction, dalle metriche che descrivono la qualità degli ospedali (a esempio qualità dei trattamenti, tempi d’attesa, misure di igiene, sicurezza, numero di pazienti per medico/infermiere) e da un’indagine sull’implementazione dei «Proms» (Patient Reported Outcome Measures). Alla fine di questa ricognizione, un board di esperti internazionali stila il ranking dei Global Top 250 e una serie di top list, Paese per Paese. Quest’anno tra le prime 10 posizioni ci sono quattro ospedali americani – Mayo Clinic, Cleveland Clinic, Massachussets general hospital, the John Hopkins hospital -, uno canadese (Toronto general), uno svedese (il Karolinska), un tedesco (Charitè di Berlino), uno francese (Pitiè Salpetriere) e un ospedale di Singapore (General hospital) e infine un altro Usa (Ucla Health).

Solo cinque ospedali italiani tra i primi 100

Tra i primi 100 ospedali al mondo nella classifica del Newsweek figurano solo 5 ospedali.Il primo ospedale è appunto il Policlinico Gemelli al 38° posto , seguito dal Niguarda di Milano al 60° posto e poi il San Raffaele di Milano (64°), il Sant’Orsola di Bologna (65°), l’Humanitas di Milano (89°). I dati utilizzati per le metriche di qualità per l’Italia sono quelli forniti dal Programma nazionale esiti gestito da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) per conto del ministero della Salute, una sorta di osservatorio permanente sull’assistenza sanitaria in Italia. In generale tutti gli indicatori ricadono all’interno di quattro categorie: efficienza, sicurezza, appropriatezza e competenza. Per la valutazione viene presa in considerazione anche l’accreditamento Joint Commission International. Infine vengono considerati anche i Livelli di emergenza ospedaliera (i pronto soccorso nella rete nazionale dell’emergenza) del ministero della Salute. I dati relativi all’apprezzamento dei pazienti sono stati ricavati dal sito «Dove e come mi curo», un portale di public reporting che consente di cercare tra diverse patologie con indicatori ufficiale del ministero della Salute, che ospita anche una piattaforma online sulla quale i pazienti valutano la loro degenza ospedaliera secondo diversi criteri

Il Gemelli: «Felici, ma preoccupati per costi e vincoli»

«Siamo molto felici della conferma del nostro ranking e di essere ancora al vertice delle strutture ospedaliere nazionali – spiega il presidente della Fondazione Policlinico Gemelli Fratta Pasini -. L’attuale congiuntura offre straordinarie prospettive di crescita ulteriore sia nelle attività cliniche che in quelle di ricerca, ma anche severe preoccupazioni per l’aumento dei costi e per i limiti e i vincoli all’accesso ai fondi pubblici da parte di un ente come il nostro, che viene riduttivamente considerato di natura privatistica, nonostante il carattere non profit, la missione rivolta a tutti i bisognosi di cure e l’approccio cristiano ai malati». Per il direttore generale Marco Elefanti «Il raggiungimento di risultati di questo livello su scala internazionale non può coniugarsi con sistemi di regolazione e di rimborso che uniformano le strutture sanitarie per acuti ad alta complessità con quelle impegnate nel trattamento di casi di medio bassa complessità talvolta peraltro contraddistinte, queste ultime, da scelte volte a privilegiare specifiche aree specialistiche a aggiore convenienza. Si rende con urgenza necessaria – considera Elefanti -, l’introduzione di un sistema di finanziamento e di valutazione dedicato e specifico, che superi la dimensione regionale e miri a creare le condizioni per la realizzazione di una rete di qualificate strutture di interesse nazionale».