Mostruoso desiderio di essere normali

Barry 3. La terza e riuscitissima stagione della serie, creata e girata da Alec Berg e Bill Hader, continua a seguire l’assassino mercenario e attore nel suo tentativo di farsi perdonare la vita precedente, senza redimerlo. Ottime le figure secondarie

Barry è una di quelle serie che chiamano high concept, cioè basate su un’idea semplice e forte, che mette immediatamente in moto il racconto: un ex marine, diventato assassino a pagamento, vola a Los Angeles per un incarico, si imbatte per caso in un corso di recitazione, decide di cambiare vita e diventare un attore. Spesso gli high concept iniziano bene ma proseguono male, perché non è facile creare variazioni senza snaturarlo né annoiare. E invece Barry, arrivata alla terza stagione (che andrà su Sky, ma probabilmente bisognerà aspettare il 2023), mette a segno probabilmente i migliori otto episodi di tutto il suo percorso.

Tutta girata dai creatori Alec Berg e Bill Hader (quest’ultimo interpreta anche il protagonista), la nuova stagione inizia con un’inquadratura piatta e frontale, sullo sfondo di una campagna brulla, che sembra una quinta teatrale, finché la macchina da presa non inizia a muoversi e a mostrarne la profondità.

Siamo a sei mesi dai fatti della seconda stagione, e con una brillante metafora visiva ci viene introdotta la crescente difficoltà con cui Barry continua a portare avanti la sua doppia vita di assassino mercenario e attore. Piuttosto che guidare il protagonista verso un percorso di redenzione, però, Berg e Hader rendono mostruoso il suo desiderio di normalità e perdono, trasformandolo per diversi episodi in una sorta di antagonista involontario. Ma Barry funziona anche perché permette ai personaggi secondari di crescere, così che le vicende di Sally (Sarah Goldberg), di Gene (Henry Winkler, sempre spettacolare) o del gangster gentile NoHo Hank (Anthony Carrigan) sono altrettanto appassionanti e drammatiche. Forse anche grazie alla pausa forzata pandemica, inoltre, c’è una superlativa cura del dettaglio e della profondità narrativa: si possono trovare particolari rivelatori o esilaranti in ogni cameo, gag sullo sfondo, chat di cellulare.