I Morandi della collezione Magnani-Rocca alla Estorick

I capolavori conservati nella villa di Mamiano di Traversetolo sono in mostra a Londra fino al 30 aprile

La Estorick Collection festeggia il suo 25esimo anniversario con un omaggio a Giorgio Morandi, il grande poeta della pittura italiana.
Il museo-gioiello londinese dedicato all’arte moderna italiana, che ha la più grande collezione di opere di Morandi in Gran Bretagna, per celebrare il quarto di secolo ospita ora una grande mostra dedicata all’artista. Per la prima volta l’intera collezione Morandi della Fondazione Magnani-Rocca attraversa la Manica – 50 opere tra quadri, acquarelli, disegni e litografie che rappresentano tutto il lungo iter artistico di Morandi.

Il punto di partenza è la “Natura morta metafisica” del 1918, ispirata dalle opere di Giorgio de Chirico, e il punto di arrivo sono diverse Nature morte, disegni realizzati nel 1962 dalle linee essenziali che eliminano il volume degli oggetti rasentando quasi l’astrazione.

Coerenza e unicità d’artista

In oltre quarant’anni di opere si può osservare l’evoluzione di Morandi ma soprattutto ammirare la sua coerenza e unicità di artista che ha sempre consapevolmente seguito la sua strada, parte del suo tempo ma anche fuori dal tempo. La mostra rivela anche l’evoluzione del rapporto personale tra Morandi e il collezionista Luigi Magnani, passato da mecenate a collaboratore e amico. Il critico d’arte Cesare Brandi li aveva presentati nel 1940 e l’intesa tra i due era stata immediata e duratura. Nei vent’anni successivi Magnani ha continuato a comprare opere direttamente da Morandi, che notoriamente era molto selettivo sugli acquirenti e concedeva quadri solo a chi sapeva che non li avrebbe rivenduti. La collezione Magnani-Rocca comprende un raro auto-ritratto di Morandi, dipinto nel 1925, una lunga serie di nature morte, quadri a olio e acquarelli ma anche disegni e litografie.

Virtuosismo

Queste ultime dimostrano il virtuosismo di Morandi, che divenne maestro di questa tecnica ormai desueta, che ha poi anche insegnato, ispirandosi alle botteghe artistiche del Rinascimento e riportandola a livelli eccelsi. In una teca sono in mostra alcune lettere e cartoline tra Magnani e Morandi, che rivelano gli scambi amichevoli e la grande intesa tra i due. Solo per lui l’artista accettò di dipingere il solo e unico quadro su commissione della sua vita: Magnani gli chiese di ritrarre alcuni dei suoi strumenti musicali antichi e Morandi accettò. Quando consegnò il quadro nel 1941 spiegò però che non aveva potuto dipingere quegli strumenti, troppo preziosi e troppo poco familiari. Per lui dipingere era prima di tutto scegliere gli oggetti e poi maneggiarli, studiarli, spostarli, osservarli, disporli e infine ritrarli. Quindi andò in un mercatino delle pulci e scelse una chitarra giocattolo, una trombetta e un piccolo mandolino e dipinse quelli per non deludere l’amico. Magnani comprese “il disagio che gli aveva provocato la divergenza dalla sua abituale concezione della pittura” e l’amicizia tra i due lungi dall’incrinarsi si rafforzò.

“La personalità di Morandi è indissociabile dalla sua opera -, ha spiegato al Sole-24Ore Alice Ensabella, curator della Fondazione Magnani-Rocca -. La sua è stata un’evoluzione artistica con i suoi tempi e secondo i suoi codici, con grande perseveranza e meticolosità, creando un profondo rapporto con le cose e trovando la poesia negli oggetti quotidiani”.E’ un’occasione unica di vedere due mostre in una: dopo avere visto le opere della Fondazione Magnani-Rocca, salendo le scale al piano superiore si può ammirare la collezione permanente di opere di Morandi della Estorick. Un solo grande artista, due collezioni a confronto.