I futuri perduti di Mark Fisher

“Scegli le tue armi” ci consegna un’analisi puntuale e ricca di riferimenti filosofici sulla nostra società

È uscito per Minimum Fax il volume Scegli le tue armi, una raccolta di scritti del critico culturale britannico sulla musica. Una lucida e partecipata analisi dei fenomeni artistici degli ultimi quarant’anni alla luce della crisi socio-economica che imperversa nel nostro presente.

Mark Fisher si è tolto la vita nel gennaio 2017 ma da allora la sua produzione accademica, editoriale e digitale continua a riverberarsi ininterrottamente attraverso varie iniziative. In Italia è la casa editrice romana Minimum Fax a raccogliere in vari volumi il suo corpus analitico e negli ultimi anni attraverso la serie K punk, lo pseudonimo cibernetico di Fisher, sta facendo conoscere anche il vasto ammasso di post pubblicati sul blog dello scrittore.

Cybernetic Culture Research Unit

Fisher è stato fondatore del collettivo interdisciplinare Cybernetic Culture Research Unit all’Università di Warwick, nel 2003 ha cominciato a riversare sul proprio blog il suo interesse per gli Studi culturali, intersecando politica, sociologia, filosofia e cultura pop. Rimanendo nell’orbita accademica, Fisher è stato anche vicedirettore della rivista “The Wire” e nel 2009 ha pubblicato il saggio Realismo capitalista, un vero e proprio manifesto politico ed estetico, a cui hanno fatto seguito altri scritti.

La depressione

Il critico ha dato anche ampio risalto al tema della depressione, il demone con cui ha smesso di lottare cinque anni fa. Scegli le tue armi ci consegna un’analisi puntuale e ricca di riferimenti filosofici sulla nostra società, la cui grande lacuna è, secondo Fisher, l’incapacità di immaginare il futuro. Anche quando ci parla di musica, recensisce i Joy Division o David Bowie, Mark Fisher non perde occasione di raccontarci il presente, una dimensione temporale in cui si ammassano futuri perduti, e di rivelarci con totale franchezza che «dietro il sorriso forzato del ventunesimo secolo alberga una tristezza segreta».

A determinare questo sentimento sono la precarizzazione del lavoro, l’iper-digitalizzazione del nostro quotidiano, la globalizzazione e poi l’ansia come stato di coscienza generalizzato e il dissolversi delle certezze del Novecento. Di fronte a questi fenomeni la cultura, e quindi la musica, non vengono risparmiate ed ecco allora la tensione sessuale trasmessa dalla tradizione rock che viene soffocata in un oblio corporale automatizzato, l’incapacità dell’arte di smuovere lo stato catatonico nel quale viviamo, trincerandosi in una confort zone che non può e non deve provocare.Leggere Scegli le tue armi è come partecipare a una lezione universitaria che, nonostante sia ricca di riferimenti, risuona terribilmente diretta e sfrontata, a tratti quasi disturbante. Ma, proprio per questo, è necessario imbattersi in Mark Fisher appena se ne ha occasione; che scriva di musica, cinema, della situazione socio-politica britannica, di movimenti globali o della crisi della sinistra, ci sentiamo sempre e comunque parte della sua profonda e icastica capacità analitica. Nel periodo storico che stiamo vivendo, con una pandemia che ha minato ulteriormente le nostre certezze, non possiamo far altro che affidarci alla sua critica, scegliendo le nostre armi per affrontare il presente e, di conseguenza, i nostri stessi demoni.