A prima vista, Pavone‘S Il test di Copenaghen sembra un classico thriller di spionaggio. Ma nel finale di otto episodi, è qualcosa di molto più oscuro: un esperimento psicologico che mette alla prova il controllo, la sorveglianza e la lealtà all’interno di una realtà fabbricata.
La serie segue Alexander Hale (Simu Liu), un analista dell’intelligence cinese-americano di prima generazione il cui cervello è stato violato, permettendo ad osservatori sconosciuti di vedere e sentire tutto ciò che fa. Lavora per The Orphanage, un cane da guardia interno segreto che sorveglia le agenzie di intelligence statunitensi, una missione che diventa dolorosamente ironica quando Alexander si rende conto che la vera minaccia è nella sua mente.
Per Liu, il ruolo lo ha spinto oltre l’eroismo d’azione. IL Shang-Chi la star, che è anche produttrice esecutiva, ha detto che Alexander deve diventare sia interprete che stratega:
“È un attore d’élite, ma è anche un regista perché controlla letteralmente la telecamera ed è un narratore”, ha detto Liu Settimanale di intrattenimento nel novembre 2025.
Tutti gli otto episodi di Il test di Copenaghen uscito oggi su Peacock e alcuni spettatori potrebbero rimanere con delle domande dopo aver visto il finale.
ATTENZIONE SPOILER! Continua a leggere per scoprire cosa succede ad Alexander e perché.
Cosa succede ad Alexander Hale?
Il finale inizia con Alexander che apparentemente tradisce l’Orfanotrofio per proteggere i suoi genitori da Schiff (Adam Godley). Accetta di condurre Schiff a San Giorgio (Kathleen vitello), ma è un inganno simulato. Guida Schiff verso un’esca, lasciando Schiff vulnerabile e il destino di Alexander incerto.
Parker (Sinclair Daniele) è il primo all’interno dell’Orfanotrofio a capire cosa sta facendo Alexander. Segnala deliberatamente la sua lealtà parlando di tradimento nel suo appartamento pieno di microspie e usando l’Haka, un linguaggio che condivide con la famiglia solo quando è serio.
A complicare le cose, Michelle (Melissa Barrara), inizialmente creduto essere un interesse romantico casuale, è stato piantato come parte di un test di lealtà a lungo termine legato a una passata missione in Bielorussia. La vita di Alexander, personale e professionale, è stata sotto sorveglianza per tutto il tempo.
Chi ha davvero hackerato Alexander?
Il colpo di scena: Schiff non era dietro l’hacking di Alexander. Vittorio (Saulo Rubinek), suo mentore e amico, ha orchestrato l’esperimento, con Rachel (Hannah Cruz) che gli ha somministrato pillole anti-ansia che hanno permesso ai naniti di invadere il suo sistema.
Victor spiega che il test di Copenhagen non era personale ma necessario, progettato per misurare se qualcuno poteva rimanere funzionale, leale e consapevole di sé all’interno di una realtà fabbricata. Alexander è stato semplicemente il primo soggetto ad avere successo, parte di un’operazione più ampia che monitorava più individui hackerati.

Alessandro è libero?
Non del tutto. Dopo che l’Orfanotrofio conferma di non essersi mai ribaltato, Alexander subisce un attacco. Quando si sveglia, John (Brian d’Arcy James) rivela che è stato impiantato un “governatore” neurale, che gli dà il controllo su quando i suoi sensi vengono trasmessi. Non è più un feed di sorveglianza passiva, ma non è completamente libero.
John lascia la scelta ad Alexander: continuare a lavorare con l’agenzia o andarsene. La serie si chiude con il suo futuro incerto, sollevando la domanda finale: dopo aver vissuto sotto costante osservazione, Alexander potrà mai fidarsi del sistema – o di se stesso?